
E’ inutile dirlo che la prima raccomandazione è quella di proseguire l’allattamento con il latte materno, ricco di immuno-modulatori “naturali”, che permettono la differenziazione della flora intestinale fondamentale per ridurre le allergie alle proteine del latte vaccino nel lattante.
Nei casi di impossibilità a proseguire l’allattamento al seno, soprattutto per carenza del latte materno, nei lattanti affetti da allergia alle proteine del latte vaccino l’unica possibilità è quella di optare per bevande alternative. Il latte d’asina potrebbe essere la soluzione.
Esistono in letteratura studi di tollerabilità incoraggianti per quel riguarda il latte di asina che però necessitano ancora di approfondimenti circa la garanzia di adeguato apporto nutrizionale.
In Italia un progetto patrocinato dall’ospedale Meyer di Firenze sta focalizzando l’attenzione sul latte d’asina che sembra essere quello più simile al latte materno tranne che per il quantitativo di grassi che è più basso per cui è stata prevista l’aggiunta al latte dell’olio di oliva.


Il latte delle asine potrebbe diventare “medicina” per i bambini gravemente allergici alle proteine del latte vaccino.
Il suo alto contenuto di lattosio stimola l’assorbimento di calcio a livello intestinale, a tutto beneficio della mineralizzazione ossea, e ha inoltre un alto contenuto di lisozima, un enzima del quale sono state evidenziate le capacità di inattivare alcuni virus, l’attività immunoregolatoria e quella antitumorale.