L’alimentazione delle asine svolge un ruolo importante nel determinare la qualità del latte dal punto di vista nutrizionale. Lo conferma Paolo Polidori, Professore Ordinario presso la Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute dell’Università di Camerino. Con i suoi studi il prof. Polidoro è stato di supporto al progetto COR.AS.HER “Strategie di innovazione per la valorizzazione del latte d’asina siciliano” Sottomisura 16.1 del PSR Sicilia 2014-2020 di cui soggetto capofila è il CoRFiLaC di Ragusa. Un progetto che intende creare delle opportunità di mercato per il latte d’asina di qualità e che si sta avvalendo degli studi dei ricercatori del CoRFiLaC e dell’Università di Catania nonché del supporto scientifico dell’Università di Camerino e di quello tecnico delle aziende partner: Asilat, Cooperativa NSDG, Arena e Leggio.
Partendo dalle caratteristiche fisiologiche dell’asino, erbivoro monogastrico, Polidoro precisa che “l’asino è diverso dal cavallo e dai ruminanti e non può essere alimentato allo stesso modo: l’urea, per esempio, può essere velenosa e quindi se gli asini hanno accesso alla corsia di alimentazione del bestiame occorre fare attenzione”. L’asino riesce a utilizzare bene gli alimenti grossolani e sa adattarsi a diete ad elevato contenuto in fibra come la paglia. “Ciò -precisa il prof. Paolo Polidori– succede perché l’asina sfrutta al massimo l’intestino crasso, mantenendo il foraggio più a lungo in questa sede consentendone la digestione”.
Per ciò che riguarda la digestione microbica, essa avviene nel cieco e nel colon come nel cavallo e a differenza di quanto succede in genere nei ruminanti in cui ha luogo nel rumine. Il rumine e l’intestino dell’asino sono pertanto funzionalmente simili. Va altresì detto che l’asino è un animale di origine desertica e non necessita di integrazioni eccessive nella dieta. “È in grado di sostenersi con sola paglia e fieno -spiega il docente dell’Università di Camerino- ed inoltre il fabbisogno di pascolo può essere individuato in due ettari di terreno incolto oppure mezzo ettaro di prato stabile”. Come per gli esseri umani anche per gli asini bisognerebbe cambiare l’alimentazione in base ai diversi momenti della loro vita, sulla base dei vari fabbisogni energetici (in lattazione, per l’accrescimento, il mantenimento o ancora in età anziana). “Per i piccoli puledri in azienda è consigliata l’integrazione della razione con i concentrati mentre per quelli al pascolo sarebbe opportuno mettere a disposizione delle pietre da leccare per integrare i minerali e sopperire ad un’eventuale carenza di minerali -suggerisce il prof. Paolo Polidori-. Gli asini anziani andrebbero alimentati separatamente dai giovani assicurandosi che il foraggio non sia grossolano in quanto fanno fatica a digerire la fibra lunga a causa dei problemi ai denti. Utili per gli asini anziani risultano essere alcuni bocconi appetitosi come biscotti, mele e carote”.
Attualmente, salvo rari casi, per l’alimentazione di questa specie animale non sono mai state adottate delle razioni specificatamente formulate e sarebbe corretto iniziare a determinare i fabbisogni specifici per questo tipo di animale anziché modificare quelli del cavallo. Una corretta alimentazione è basilare sia per l’animale in sé per sé sia per la qualità nutrizionale del latte da esso ricavato in quanto la sua composizione risulta influenzata fortemente dal tipo di dieta adottata.