Sono emersi dei dati importanti dalle attività di ricerca sinora condotte nell’ambito del progetto COR.AS.HER “Strategie di innovazione per la valorizzazione del latte d’asina siciliano” Sottomisura 16.1 del PSR Sicilia 2014-2020 di cui soggetto capofila è il CoRFiLaC di Ragusa. Un progetto che intende creare delle opportunità di mercato per il latte d’asina di qualità e che si sta avvalendo degli studi dei ricercatori del CoRFiLaC e dell’Università di Catania nonché del supporto scientifico dell’Università di Camerino e del supporto tecnico delle aziende partner ossia Asilat, Cooperativa NSDG, Arena e Leggio.
I primi ed interessanti risultati sono stati presentati nel corso di un partecipato webinar svoltosi nei giorni scorsi. Dopo i saluti del prof. Giuseppe Licitra, professore ordinario del Di3A di Catania nonché presidente del CoRFiLaC, e la presentazione delle finalità del progetto COR.AS.HER. a cura del Responsabile Scientifico, la dott.ssa Stefania La Terra, i lavori sono iniziati con il primo intervento dedicato alla caratterizzazione e salvaguardia delle razze asinine siciliane.
Il prof. Salvatore Bordonaro, Prof. Associato di Zootecnica generale e miglioramento genetico presso il Di3A di Catania, ha sottolineato la grande ricchezza in termini di biodiversità vantata dalla Sicilia per quanto riguarda gli equidi. “Se si guardano i numeri notiamo che sono circa 4mila i soggetti di asino ragusano allevati mentre di asino pantesco ne abbiamo solo 84 capi e quindi si tratta di animali a forte rischio di estinzione – ha affermato- e vanno tutelati così come del resto previsto dalla Costituzione Italiana (articoli 9 e 41)”.
Altro tema affrontato quello della Nutrizione ed Alimentazione dell’Asina da Latte. Era presente il prof. Paolo Polidori, Prof. Ordinario presso la Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute dell’Università di Camerino, il quale partendo dalle caratteristiche fisiologiche dell’asino, erbivoro monogastrico, ha dato delle indicazioni su come alimentare questi animali in diversi momenti della loro vita, sulla base dei vari fabbisogni energetici (in lattazione, per l’accrescimento, il mantenimento o ancora in età anziana). “L’alimentazione dell’asina – ha evidenziato Polidori- gioca un ruolo fondamentale nel determinare la qualità nutrizionale del latte”.
E a proposito del latte d’asina e in particolare delle sue proprietà nutraceutiche, la prof.ssa Silvia Vincenzetti, Prof. Associato presso la Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria dell’Università di Camerino, ha dichiarato che esso può benissimo essere considerato “un alimento funzionale per la prima infanzia tanto da poterlo considerare un buon sostituto alle bevande di soia o alle formule ipoallergeniche a base di idrosilati di proteine del latte vaccino. Ha un basso contenuto di caseine e ciò è responsabile della sua ipoallergenicità”. Interessante la presenza di lisozima, un peptide bioattivo che esercita una funzione battericida e che nel latte d’asina è risultato essere in quantità superiori rispetto al latte vaccino e umano.
E sul lisozima è intervenuta anche la dott.ssa Vita Maria Marino, ricercatrice del CoRFiLaC, la quale ha evidenziato anche altre sue proprietà quali immunomodulante e anticancerogena. Fino ad ora il lisozima è estratto dall’uovo, processo che può potenziare la sua allergenicità a causa dell’impurezza. A differenza del lisozima d’uovo quello del latte d’asina non ha bisogno di estrazione e neanche mostra cross-reattività. Inoltre il lisozima del latte d’asina rispetto al latte materno è molto più simile nella sequenza amminoacidica rispetto al lisozima dell’uovo, di conseguenza ci si aspetta un’attività maggiore.
Tra gli interventi, a seguire, quello della dott.ssa Iris Schadt, anche lei ricercatrice del CoRFiLaC di Ragusa, che attraverso diversi grafici ha evidenziato l’effetto che possono avere sia i giorni di lattazione che la stagione sulla quantità e sulla qualità del latte d’asina con particolare attenzione sul contenuto di lisozima. Tutti dati, quelli riportati nelle tabelle illustrate nel corso del webinar, che sono emersi dalle indagini fatte in tre aziende. A detta della dott.ssa Schadt per aumentare la produzione di latte ed il contenuto in lisozima occorrerà adottare delle strategie attenzionando, oltre all’alimentazione e lo stadio di lattazione delle asine anche il periodo di produzione. Durante il periodo estivo bisognerebbe cercare di contenere lo stress da caldo. In futuro si potrebbe pensare anche a sviluppare un piano di miglioramento genetico.
Il webinar si è poi concluso con un interessante studio condotto dal dott. Guglielmo Grasso, Zoologo, che da alcuni anni vive pienamente il mondo delle asine occupandosi con la famiglia dell’azienda agricola Asilat, specializzata nella produzione e vendita di latte d’asina nonché partner del progetto. Il dott. Grasso ha illustrato quanto emerso dallo studio da lui fatto su alcuni parametri demografici e genetici, condotto su una sottopopolazione di asino ragusano mediante analisi genealogica. In particolare, è stato studiato l’intervallo generazionale tra madre e figlio nelle aziende coinvolte dal progetto mettendo in evidenza come da questo si possano ottenere delle utili informazioni circa l’evoluzione del patrimonio genetico di questi animali.